SitoPreferito

Apple TV+ In Evidenza Recensioni

Recensione di “Calls” su Apple TV+: una esperienza sonora tra suspense e immaginazione firmata Fede Álvarez

Recensione di "Calls" su Apple TV+: una esperienza sonora unica tra suspense e immaginazione firmata Fede Álvarez.

Recensione di “Calls” su Apple TV+: una esperienza sonora tra suspense e immaginazione firmata Fede Álvarez

Immagina di guardare una serie TV in cui non vedi praticamente nulla, eppure resti incollato allo schermo, rapito dall’angoscia, dall’inquietudine e dal mistero che prende forma nelle tue orecchie. Questo è Calls, una serie creata da Fede Álvarez per Apple TV+, che sfida ogni convenzione visiva del racconto televisivo e si affida completamente alla potenza del suono. Un esperimento riuscito? Assolutamente sì.

Un format sperimentale che sfida le regole

Basata sull’omonima serie francese ideata da Timothée Hochet, Calls si presenta come un progetto estremamente sperimentale. Il concept è tanto semplice quanto geniale: la narrazione avviene esclusivamente attraverso conversazioni telefoniche, spesso frammentate, rotte dall’emergere di eventi misteriosi e sovrannaturali. Ogni episodio è strutturato intorno a queste chiamate, accompagnato solo da visualizzazioni minimali e astratte, fatte di linee, onde sonore e grafiche geometriche che amplificano le emozioni delle voci.

Questa scelta si rivela un’arma a doppio taglio: da un lato richiede al pubblico una concentrazione e un’immaginazione che raramente una serie televisiva richiede; dall’altro, proprio grazie a questo, riesce a trascinare lo spettatore in una dimensione profondamente intima, costringendolo a riempire mentalmente gli spazi vuoti con la propria fantasia.

Il potere del suono

Se sei un amante del suono, della radio o dei podcast narrativi, Calls sarà una rivelazione. La serie sfrutta ogni sfumatura della progettazione sonora per creare tensione, paura e meraviglia. Le conversazioni telefoniche, che all’apparenza sembrano banali, diventano un terreno fertile per l’emergere di inquietudini sottili e poi sempre più esplicite. Ogni sospiro, ogni distorsione, ogni rumore di fondo ha un ruolo cruciale nel trasmettere emozioni e nel costruire un crescendo drammatico che culmina in momenti di vera tensione.

L’uso del suono in Calls è così efficace che, in certi momenti, sembra di “vedere” quello che sta succedendo. Gli eventi catastrofici, le distorsioni temporali, le situazioni di pericolo, vengono vissuti quasi fisicamente grazie all’intensità delle interpretazioni vocali e alla precisione degli effetti sonori. È qui che il lavoro di Álvarez come regista si fa sentire: l’equilibrio tra le voci e i suoni esterni è orchestrato magistralmente, creando un’atmosfera claustrofobica che ti tiene in costante allerta.

Trame autoconclusive, ma legate da un filo invisibile

Ogni episodio di Calls racconta una storia apparentemente autoconclusiva, spesso coinvolgente e con un inizio misterioso che esplode in un finale sorprendente. Tuttavia, man mano che si avanza, si inizia a intravedere un sottile filo rosso che collega le vicende, suggerendo che qualcosa di più grande sta accadendo nell’universo della serie. Le storie si muovono tra il quotidiano e il sovrannaturale, con un crescendo che parte da eventi apparentemente banali per arrivare a situazioni di alta tensione: chiamate di emergenza, misteriosi fenomeni temporali, minacce invisibili, e l’inevitabile senso di isolamento che pervade ogni dialogo.

Gli episodi variano nel tono, ma c’è una costante: l’atmosfera di costante minaccia. Gli elementi di fantascienza, horror e thriller psicologico si intrecciano, esplorando temi come la perdita, l’angoscia esistenziale, la separazione e la confusione mentale. La brevità degli episodi (la maggior parte dura meno di 20 minuti) permette di mantenere alta la tensione, evitando tempi morti o dispersioni narrative.

Un cast vocale stellare

A dare vita a questi dialoghi telefonici sono alcune delle voci più riconoscibili di Hollywood. Il cast vocale di Calls è incredibilmente ricco e include attori come Pedro Pascal, Aubrey Plaza, Lily Collins, Nick Jonas, Aaron Taylor-Johnson e Rosario Dawson, solo per citarne alcuni. Le loro performance sono straordinarie, capaci di trasmettere un’enorme gamma di emozioni senza mai apparire o muoversi davanti alla telecamera. È una vera e propria dimostrazione di talento attoriale, dove il carico drammatico è tutto sulla voce e sulle sue sfumature.

Il significato del silenzio e dell’assenza

Una delle chiavi di lettura di Calls è l’importanza del non detto, del vuoto e dell’assenza. In un’epoca in cui siamo bombardati da immagini, la serie di Álvarez si sottrae completamente a questa dinamica, lasciando che sia lo spettatore a colmare le lacune. Lo spettatore stesso è chiamato a essere parte attiva nel processo di creazione delle immagini.

Proprio per questo Calls non è una serie per tutti. Chi cerca intrattenimento visivo tradizionale potrebbe trovare difficile mantenere l’attenzione senza un supporto visivo forte. Ma per chi è disposto a immergersi in un’esperienza sensoriale diversa dal solito, questa serie rappresenta un gioiello raro, capace di sfidare le convenzioni della narrazione televisiva. È un’opera che spinge il medium televisivo verso nuovi confini, dimostrando che non sempre c’è bisogno di immagini per raccontare una storia potente e coinvolgente.

About Author

Giovanni Lembo

Giornalista, sceneggiatore, speaker, podcaster, raccontastorie, papà imperfetto. Direttore di Sitopreferito.it e fondatore del Preferito Network. Conduce Preferito Cinema Show su Radio Kaos Italy tutti i martedì alle ore 15, e il podcast L'Edicola del Boomer sulle principali piattaforme. Gli piacciono i social, i fumetti, le belle storie, scrivere di notte con la musica nelle orecchie, vedere un sacco di film e sognare ad occhi aperti.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *