Antonio Agrestini presenta a Mentana il suo esordio “Er coccodrillo mangiapiedi”: l’intervista
Segui Email Verrà presentato domani 13 Aprile alle ore 17:30 presso la Biblioteca Comunale di Mentana (Via Crescenzio, 11)
Verrà presentato domani 13 Aprile alle ore 17:30 presso la Biblioteca Comunale di Mentana (Via Crescenzio, 11) l’esordio letterario di Antonio Agrestini “Il coccodrillo mangiapiedi“, raccolta di racconti in romanesco pubblicata da Bibliotheka Edizioni.
E chi bazzica il web sicuramente si sarà imbattuto in questi racconti, surreali, sospesi, buffi, malinconici, romantici e concreti come può esserlo il dialetto con cui sono stati scritti, sempre comunque emozionanti. In attesa dell’incontro di domani, facciamo quattro chiacchiere con Antonio, e cerchiamo di saperne di più sul suo mondo.
Raccontaci in poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita.
“Ho 46 anni, sono un programmatore, ho una formazione umanistica e scrivo da quando ero molto giovane. Con la scrittura ho collezionato una quantità enorme di fallimenti e delusioni. Rare soddisfazioni. Cosa mi spinga ancora a scrivere è un mistero anche per me. Se fossi un uomo razionale avrei smesso da un pezzo. La recente pubblicazione del libro ha sicuramente dato più senso al mio impegno”.
Raccontaci la genesi del tuo libro e perchè hai scelto il romanesco.
“Nel 2017 avevo scritto alcuni brevi racconti dialettali, tutti in prima persona, quasi dei monologhi. Questi racconti dovevano essere solo un esperimento per misurarmi con le potenzialità del dialetto, ma incontrarono un’accoglienza inaspettata sul gruppo di Facebook “Pressappochismo is the Way“. Questo mi spinse a scriverne altri. Furono proprio gli amministratori del gruppo a propormi di raccogliere le storie in un libro della loro collana, edita da Bibliotheka Edizioni”.
Come è stato accolto il libro dai lettori?
“Tanti amici di Facebook mi chiedevano da tempo di raccogliere le storie in un libro, ma per esperienze pregresse sono contrario al self publishing così mi limitavo ad archiviare i testi sul mio sito. L’uscita della raccolta quindi è stata accolta positivamente, anche perché contiene diverse storie inedite. Inoltre grazie all’editore ho avuto l’opportunità di presentare “Il coccodrillo mangiapiedi” all’edizione 2018 di Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria, permettendomi di incontrare faccia a faccia nuovi lettori e altri che prima conoscevo solo virtualmente”.
Quale è o quali sono i racconti dentro il tuo libro a cui sei più affezionato e perchè?
“Er monno grigio è il racconto che più mi ha portato fortuna e quello che meglio esprime il mio rapporto malinconico con l’esistenza. Poi anche Er coccodrillo magnapiedi, scritto pensando a quando i miei figli saranno grandi e a quello che mi mancherà della loro infanzia. È quest’ultimo racconto che dà il titolo alla raccolta”.
Un tuo lettore ha appena concluso il libro: quali emozioni o sensazioni vorresti lasciargli?
“Quali non so, ma potrei ritenermi soddisfatto di aver suscitato una qualunque emozione: sarebbe già un buon risultato. Spero soprattutto che il lettore abbia ancora voglia di leggermi in futuro”.
Darai un seguito a questo libro? A cosa stai lavorando adesso?
“Continuo a scrivere racconti brevi e meno brevi, sia in dialetto sia in italiano. Sto completando una serie di racconti dialettali che hanno come protagonista Tony Scatafascio, un piccolo delinquente che vive di espedienti. A proposito dei fallimenti che citavo prima, nel corso degli anni ho cestinato decine di romanzi mal riusciti, ne ho interrotti molti a metà. Il mio principale obiettivo ora è scrivere un romanzo decente. Decente almeno secondo il mio personale giudizio, poi non mi importa nemmeno che sia pubblicato. Leggo molto e mi accorgo di essere lontanissimo dalla qualità dei libri che più amo, ma spero di ottenere risultati apprezzabili già con il romanzo che è attualmente in stesura”.
Pubblicando i tuoi racconti su Facebook hai costruito un buon seguito, pensi che i social possano aiutare un aspirante scrittore? Ti hanno aiutato a trovare un editore?
“I social sono orientati all’approvazione, all’ottenimento di consensi, alla fruizione rapida, al tutto e subito. I testi, anche se ottengono un qualche successo, bruciano in un fuoco di paglia e vengono presto dimenticati sotto una catasta di nuovi contenuti e algoritmi aggiornati. I social così innescano un effetto tamagotchi, costringendo gli autori all’affanno per nutrire costantemente una creatura virtuale che altrimenti potrebbe morire. Questo può influenzare negativamente un autore, perché in realtà la scrittura ha bisogno di tempi dilatati, di spazi dedicati e non merita di essere domata nei recinti dei social. È importante quindi coltivare anche una scrittura libera dai condizionamenti della rete. Sicuramente senza Facebook non avrei mai pubblicato, nessuno mi avrebbe mai notato, anche perché ho smesso da tempo di inviare manoscritti agli editori e di partecipare ai concorsi. Ma questa è una mia personale scelta, perché invece i canali tradizionali sono ancora molto importanti”.