Onirico, fantastico, originale: intervista ad Anonimo Pach, autore di Alfabeto da Incubo
Intervista ad Anonimo Pach, autore di Alfabeto da Incubo, edito da PAV Edizioni/StoryPop, un libro illustrato suggestivo e originale.
Onirico, bizzarro, fantastico, suggestivo, inquietante e originale sono solo i primi aggettivi che mi vengono in mente sfogliando il libro Alfabeto da Incubo, scritto e disegnato dal misterioso Anonimo Pach, ed edito da PAV Edizioni/StoryPop.
Per cercare di conoscere meglio libro e Autore abbiamo incontrato virtualmente Anonimo Pach per un’intervista esclusiva tra sogno e veglia, tra personaggi bizzarri e Incubi.
Cominciamo parlando un po’ di te: come ti formi e qual è il tuo percorso?
Il mio percorso artistico inizia casualmente. Ho sempre avuto la passione per il campo creativo, tuttavia, inizialmente, avevo pensato di immischiarmici diventando programmatore di videogames, cosa che mi aveva portato al liceo informatico. Dio mio, se non ero pronto per quella vagonata di matematica! Dopo un anno disastroso al liceo, decisi di puntare alla scuola professionale, pensando di avere la vita più semplice, ma, sul tragitto e accompagnato da mia madre , passai casualmente davanti l’istituto d’arte. Decidemmo di dare un’occhiata senza impegno ma ci scontrammo subito col preside che, Gesù, aveva un’incredibile parlantina e dopo una ventina di minuti, mi ritrovai iscritto. Da allora il disegno è diventata la mia passione che ancora oggi mi accompagna.
Come nasce Alfabeto da Incubo?
L’Alfabeto da Incubo nasce cinque, oramai sigh, anni fa. Inizialmente doveva essere un’opera a se stante, senza troppo impegno, tuttavia ben presto mi accorsi del potenziale che avevano le terre del sogno e tutte le derive che potevano prendere e fini per lavorarci per, non solo, includerlo nella saga dell’Incubo, ma per farlo diventare addirittura la sua pietra miliare. Tutto ciò non è avvenuto senza difficoltà, il concept base è cambiato ben cinque volte, partendo da una raccolta di racconti brevi fino a diventare un insieme di poesie, secondo me più addato per una narrazione onirica.
Quali sono state le sfide principali che hai incontrato durante il processo di creazione del libro?
Come ho detto, il concept iniziale. Quando si crea qualcosa, specialmente se deve far parte di un universo narrativo, all’inizio è come andare in bosco al buio. Sai che ci sono gli alberi e nonostante ciò, ci andrai a sbattere diverse volte, finendo anche per tornare sui tuoi passi più volte prima d’imbroccare la via giusta. Più volte ho iniziato la produzione delle tavole pensando che fosse la volta buona, salvo pentirmene a metà e non ritenendole idonee a ciò che volevo raccontare, però alla lunga ho trovato strada più soddisfacente.
C’è un tema o un’idea particolare che cerchi di esplorare attraverso il tuo lavoro?
Beh, come ho detto l’onirico, il fantastico e anche l’horror. In più sono molto interessato all’esplorazione del subconscio e al discorso degli archetipi, grazie Jung, esplorando e facendo vivere i miei personaggi.
Quali sono i principali temi e motivi che hai cercato di esplorare attraverso il tuo lavoro?
Tutto nasce dalla mia voglia di creare. Provocare meraviglia, stupore ed emozione nel mio pubblico è ciò che mi spinge di più a fare ciò che faccio e il motivo per cui ho scelto il versante onirico. Trovo che molte opere, specialmente nel fantasy, ormai pecchino di poca fantasia, preferendo a questa il porto sicuro del metodo, cosa che, a mio avviso, rende la produzione contemporanea fantastica alquanto piatta. Quindi cerco di portare un po’ di onirica follia nel mio piccolo per risvegliare un po’ il pubblico in coma.
Ci parli del tuo stile? Come hai sviluppato il tuo stile artistico personale? C’è stata una particolare persona o opera d’arte che ti ha influenzato?
Il mio stile è… un furto. Come un bambino in negozio di caramelle, ho preso tutto ciò che mi piaceva e ho cercato di combinarlo in un qualcosa di esteticamente piacevole, prima di tutto, per me, per quel che riguarda l’illustrazione. Mentre sul versante narrativo, oltre a grossi nomi della letteratura come H.P. Lovecraft e Lord Dunsany, ho preso molto dal cinema, da bravo bambino anni novanta col sedere impiantato davanti alla tv. David Lynch, Tim Burton e Guillermo del Toro sono animali guida in questo senso.
Quali sono i tuoi strumenti preferiti per disegnare? Preferisci lavorare con carta e matita o utilizzi anche tecnologie digitali?
Per il bianco e nero preferisco il metodo tradizionale della carta e penna, mentre per il colore utilizzo il digitale. Personalmente, trovo che un buon artista deve usare ciò che gli va più comodo.
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