SPORT Quando si chiude così, il sorriso è d’obbligo. I mondiali, ospitati per la prima volta in Italia, a Milano, non potevano concludersi in modo migliore. La giornata delle finali è stata un trionfo di pubblico. Quasi 10.000 spettatori hanno raccolto l’invito e non hanno sbagliato. Lo spettacolo valeva questa dimostrazione di passione per la noble art. Che i due alfieri azzurri Mirco Valentino e Roberto Cammarelle hanno onorato nel modo più bello. Vincendo e convincendo, mandando il pubblico in visibilio, e dando ai loro tecnici Francesco Damiani e Raffaele Bergamasco quel premio che il tanto lavoro sopportato meritava.
Valentino e Cammarelle, compagni di stanza, amici sinceri si rispettano da sempre. Adesso mettono assieme una montagna di medaglie. Nessuno è però appagato. Dice il campione dei leggeri: “Ho iniziato in sordina, senza grandi responsabilità, che ricadevano tutte sui medagliati di Chicago e Pechino. Questo mi ha aiutato. Il resto l’ho compiuto sul ring. In finale ho battuto il portoricano Pedroza, ma la vera finale l’ho vinta sul cubano Torriente, il più bravo di tutti. Dopo Valentino”. Il futuro? “Spero bello. Ho fatto tanta fatica per arrivare in coma al mondo, adesso vorrei quantificare questo traguardo raggiunto. Non parlo di grandi guadagni. Grazie alla federazione e alla polizia vivo bene, con dignità. Ma sono uno che guarda sempre avanti. Londra mi aspetta e ritengo di essere pronto. Se ci saranno offerte alternative, ascolterò e prenderò una decisione. Ma non subito”.