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“Il mondo dietro di te”, recensione del thriller apocalittico su Netflix dall’8 dicembre

"Il mondo dietro di te", recensione del thriller apocalittico su Netflix dall'8 dicembre

“Il mondo dietro di te”, recensione del thriller apocalittico su Netflix dall’8 dicembre

In un mondo in cui gli attacchi informatici sono sempre più frequenti e le tensioni sociali sono sempre più alte, un gruppo di persone si ritrova a dover affrontare una situazione di crisi senza precedenti.

La tranquilla vacanza di una famiglia a Long Island (padre, madre e due figli adolescenti) viene interrotta quando due estranei, sopraggiunti nel cuore della notte, chiedono di entrare perchè quella… è casa loro. I due sconosciuti, di ritorno da un concerto, sono sfuggiti a quello che si rivelerà essere un cyberattacco su scala globale che ha paralizzato le comunicazioni e le infrastrutture del paese, un blackout che ha portato il panico in città.

Nel frattempo sotto i nostri occhi si svela il preludio al collasso del mondo, che si manifesta in tutta la sua drammaticità nelle ore e nei giorni successivi: il wi-fi non funziona, una petroliera senza controllo si arena sulla spiaggia, uno strano fastidioso rumore si diffonde nell’aria, alcuni inquietanti sintomi fanno pensare ad una malattia sconosciuta, gli animali hanno strani comportamenti, come se avessero paura e tentassero di avvisare le persone che qualcosa di tremendo staper accadere, mentre le due famiglie devono imparare a convivere e soprattutto a fidarsi gli uni degli altri.

Tutto questo è “Il mondo dietro di te”, film di Sam Esmail, prodotto dalla Higher Ground, la società di produzione fondata dai coniugi Obama, e tratto dal romanzo di Rumaan Alam: un thriller apocalittico che mette in luce la nostra vulnerabilità.

La famiglia protagonista del film deve fare i conti con le proprie fragilità e con la paura dell’ignoto. I due estranei, invece, sono costretti a fare affidamento sugli altri, anche se non li conoscono e non si fidano di loro. Un gioco degli specchi che si capovolge più volte durante le oltre due ore di visione.

Il problema principale del film è che vuole essere tutto, e troppo, e spesso si ha l’impressione di non sapere bene dove voler andare a parare: film apocalittico, thriller cospirazionista e paranoico, racconto distopico, satira sociale, disaster movie, tutto viene buttato nel calderone e alla fine molti momenti ottimi e visivamente d’impatto (le Tesla che si schiantano una sull’altra, l’aereo che precipita al suolo) si perdono in divagazioni poco interessanti e nell’approfondimento dei protagonisti.

Che nonostante le ottime interpretazioni degli attori coinvolti (Julia Roberts, Mahershala Ali, Ethan Hawke, Myha’la, Kevin Bacon), risultano troppo didascalici per riuscire a coinvolgere lo spettatore.

E’ sicuramente un film che parla dei nostri tempi – ed è curioso che viene da una piattaforma che lo scorso anno ci aveva sorpreso con un apologo molto simile, Don’t Look Up – è un film angosciante che mettendo in scena una sorta di apocalisse minimalista mina le certezze dello spettatore, e pone diverse domande che coinvolgono tutti e su cui è facile rispecchiare paure e insicurezze.

Ma è anche un film troppo lungo, pieno di virtuosismi registici spesso non motivati, di divagazioni non necessarie, troppo “scritto”, con un finale che strappa un sorriso all’inizio ma poi irrita.

Un film molto buono sulla carta – da cui nasce – ma fatto di quella fighetteria un po’ snob che non gli permette mai di abbracciare il genere con convinzione. Cosa che evidentemente il film non voleva fare, limitandosi ad instillare inquietudine (o irritazione, a seconda della predisposizione con cui ci si appresta alla visione), comunque perfetto per la piattaforma dove si può mettere pausa, respirare, fare un giro e poi continuare la visione.

Alla fine quello che emerge prepotente è il fatto che anche in momenti di forte criticità, noi uomini troveremo sempre il modo per essere felici, anche solo vedendo una serie tv che ci fa sorridere, e, per poco, non pensare alla prossima fine del mondo.

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Giovanni Lembo

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