“Peggio per me”, dal 12 luglio al cinema. Intervista al regista Riccardo Camilli e 5 buoni motivi (+1) per andare a vederlo al cinema
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Intanto, nell’ormai trita tradizione internettiana tanto amante delle classifiche, mi butto anche io sulle liste e vi dò 5 (cinque) +1 ottimi motivi per staccare Netflix, schiodarvi dal divano e correre al cinema dove proiettano “Peggio per me“, scritto, diretto ed interpretato da Riccardo Camilli, al cinema dal 12 luglio.
- Perchè i film indipendenti vanno sempre sostenuti, soprattutto un film come questo che è indipendente fino al midollo, realizzato con un budget microscopico e il bello è che… non si vede! Produttori prendete nota: se Camilli è riuscito a fare questo con quel poco che aveva, cosa potrebbe fare con un budget adeguato?;
- perchè Riccardo è uno che il cinema lo sente e lo vive di pancia, che quando scrive, recita o dirige lo fa sempre con il cuore, preda di una passione incontenibile, e il film evita qualsiasi banalità o trucchetto facile facile acchiappa consensi e arriva dritto al cuore delle persone (a patto che il cuore, queste persone, ce lo abbiamo bene aperto); questo accade perchè è un film dannatamente sincero, al limite della brutalità sentimentale;
- perchè gli attori sono fantastici, facce poco note, a volte pochissimo note o quasi esordienti, ma Riccardo ha l’occhio giusto per la faccia giusta nel ruolo giusto. E poi recitano tutti benissimo – cosa questa che è la nota dolente di molti film indipendenti italiani. Tania Angelosanto è deliziosa, i due bambini perfetti; tenete d’occhio Claudio Camilli perchè presto ne sentiremo parlare;
- perchè fa ridere, fa commuovere, fa mettere il magone, sospirare e soprattutto fa immedesimare. Non so voi, ma io negli interni finto borghesi di tanti film italiani non sono mai riuscito a vedermici, dentro un film di Camilli guardo i personaggi e li vedo vivere come me e tutti quelli intorno a me, e mi ci affeziono, entro in empatia con loro, soffro e amo con loro;
- perchè fino ad ora i film di Camilli li abbiamo visti sul web, su dvd, sugli schermi di festival, ma volete mettere vederlo su grande schermo con adeguato impianto audio. Ve lo dico io, si vede e si sente da paura, e il film va visto su grande schermo per apprezzarlo in pieno. Perchè la fotografia è bellissima, perchè i primi piani sono molto intensi, perchè le musiche arrivano nei punti giusti;
- (fuori lista) – perchè Riccardo è uno che i personaggi femminili sa proprio scriverli, le donne in questo film sono sfaccettate, intense, preda di insicurezze e mal di vivere così come di gioie e amori che arrivano a turbare e scuotere vite (la vita loro ma soprattutto degli uomini che le sono vicini). Anche in questo caso, le vedete su schermo e le riconoscete: sono donne vere, con tutte le loro contraddizioni e piene di vitalità trascinante.
La storia inizia nel 1986: Francesco e Carlo, due dodicenni compagni di classe, invece di fare i compiti, sono alle prese con doppi mangianastri a creare divertenti “remix” di televendite televisive e audio di film per adulti, ridono a crepapelle, finché la madre di Carlo, furibonda, li interrompe e li separa bruscamente. 30 anni dopo, Francesco è un quarantaduenne che ha provato a costruirsi una vita normale, serena, ma che in pochi mesi gli è crollata addosso: sua moglie lo ha lasciato e lo tiene sulle spine da un anno e lui è stato costretto a tornare dalla madre, la figlia di 12 anni lo vede come un perdente e immaturo, in più viene licenziato dal suo incarico di insegnante di sostegno e il suo amico Carlo, depresso da anni, che vive barricato in casa senza amici e con una madre che è come se non ci fosse, ha dei vecchi rancori nei suoi confronti. Tutta la sua vita sembra essere andata in pezzi e Francesco sente di non fare più la differenza per nessuno al mondo. Mentre si trova in auto, ascoltando una delle sue vecchie musicassette dove gioca al Dj con Carlo, in un momento di sconforto totale, posteggia vicino a un ponte in campagna; sta per compiere il più estremo e disperato dei gesti, ma mentre sta scavalcando il ponte, arriva da lontano la voce di un bambino che lo blocca appena in tempo. Terrorizzato, Francesco, va verso la sua auto. Ma in macchina non c’è nessuno…
Il film ha aperto il 63°”Taormina Film Festival“ riscuotendo un ottimo successo. E’ stato presentato alla stampa martedì 5. Come è andata ce lo facciamo dire dallo stesso Riccardo, intercettato dopo la conferenza stampa. “La proiezione per la stampa è andata ottimamente – racconta Riccardo – è stato emozionante, perché per la prima volta facevamo vedere il nostro film a chi il critico lo fa di mestiere, e i giornalisti di cinema non fanno sconti. Ma il nostro moderatore d’eccezione, Boris Sollazzo, è stato grande, ha creato una atmosfera allegra e serena e noi, io mio fratello Claudio, Tania e Alessandra, due delle protagoniste del film, ci siamo subito rilassati e aperti alle domande”.
Questo è il tuo esordio al cinema, ma in realtà sono anni che lavori nel settore, hai alle spalle molti altri film realizzati a zero budget.
“Ogni regista, prima dell’opera prima, ha il suo “background” di anni di lavoro, che precedono il primo film: chi ha fatto molta pubblicità, chi videoclip, chi molti cortometraggi vincendo moltissimi premi… poi ci sono quelli come me, che hanno fatto molti film, tutti a zero budget. Credo che ognuno scelga il proprio percorso in base alle proprie esigenze di racconto o semplicemente, nel mio caso, mi sono sempre voluto misurare, anche in completa povertà di mezzi e massima autonomia, nel lungometraggio”.
Nel film mostri una tecnologia vintage, ma non ho notato la tipica nostalgia che va tanto di moda ora, associata spesso a commenti tipo “Ai miei tempi si che era bello!”.
“Beh, per un 42enne come me, amante degli anni 80, la nostalgia è un fattore molto importante in un film come questo, ma che ho cercato di rappresentare come una cosa totalmente nuova, positiva, fresca, non ho mostrato audiocassette e mangianastri con la malinconia del “tempo che fu”, ma come veri e propri personaggi integranti della storia. Mi piacerebbe che i ragazzini vedessero il mio film e rimanessero affascinati da questi aggeggi meravigliosi che erano le radio portatili, le doppie piastre, le audio-cassette”.
Cosa devono aspettarsi i tuoi fans?
“Il pubblico che apprezza i miei film, che fortunatamente si è molto allargato negli ultimi anni, pur rimanendo su cifre del mondo indipendente, mi ha sempre ribadito di riscontrare molta autenticità nei dialoghi, nelle situazioni, e una profonda umanità di tutti i personaggi… ecco, credo che tutto questo ci sia, ancora di più che nei miei film precedenti. All’inizio ero un po’ terrorizzato dal fattore “fantastico” , di questo dialogo “spazio-temporale” del protagonista 42enne con se’ stesso a 12 anni, ma dalle reazioni più che positive che ha avuto la gente di fronte al trailer di “Peggio per me“, posso dire che mi sono tranquillizzato”.
Parlaci degli attori.
“Sono orgoglioso del cast che sono riuscito formare, oltre a Claudio Camilli, Ferruccio Lanza e Tania Angelosanto, già in “Giudizi Universali” e altri, ho avuto bravissimi attori di teatro al mio fianco, Angela Ciaburri, Simone Destrero, Stefano Martinelli, Alessandro Mancini, Arianna Bonardi, dei bambini superlativi, Paolo e Silvio, e la bravissima Marianna Pistilli, nel ruolo della figlia di Francesco (che interpreto io). In più, l’ormai consueto “cameo” di uno dei miei più grandi miti: Angelo Orlando“.
In quali cinema sarà possibile vedere il film?
“Il film avrà, ovviamente, una distribuzione rapportata al film, poche sale in tutta italia. Per ora, la sala che so dirti al 100% è il cinema Aquila, al Pigneto a Roma, riaperta dopo tre anni, proprio 10 giorni fa. “Peggio per me” uscirà di sicuro al cinema Aquila giovedì 12 Luglio e speriamo di riempire tutto il primo weekend, perché da quello si decidono le sorti dei successivi”.
Ultima domanda in linea con il mood del film: se dovessi parlare con te stesso ragazzino con la fissa per il cinema che si accinge a girare il suo primo corto horror, cosa gli diresti?
“Gli direi di mettere sempre dell’ironia anche nella paura. Oggi il terrore al cinema si prende sempre più sul serio, e mi piace meno di una volta. Gli direi di guardare i film di Sam Raimi, di Hitchcock, i film anni 70/80 di Dario Argento e la serie completa del personaggio horror più geniale della storia: Freddy Krueger di Nightmare. Ma soprattuto gli direi di fare il suo primo corto con pochi amici matti e appassionati come lui, e di lasciare a casa chi pensa di farti un favore. È dura ma è tutto lì”.