Recensione di “Borderlands” di Eli Roth, che abbandona l’horror per la trasposizione di un famoso videogioco sci-fi
Recensione di "Borderlands" di Eli Roth. che abbandona l'horror per la trasposizione di un famoso videogioco sci-fi.
Quando Eli Roth ha annunciato il suo adattamento di “Borderlands“, molti fan del videogioco hanno accolto la notizia con entusiasmo. Con un regista in altre vesti scatenato alfiere dell’horror splatter più scatenato e un cast che include nomi di primo piano come Cate Blanchett, Kevin Hart, Jamie Lee Curtis e Jack Black, le aspettative erano alte. Aspettative ripagate? Mica tanto…
Lilith (Blanchett), una famigerata cacciatrice di taglie dal passato misterioso, è costretta a tornare, a malincuore, su Pandora, il suo pianeta natale che è il più caotico della galassia. La sua missione è trovare la figlia scomparsa di Atlas (Ramírez), il più potente figlio di p*****a dell’universo. Lilith stringerà un’alleanza con un’improbabile squadra di reietti: Roland (Hart), un mercenario esperto, Tiny Tina (Greenblatt), una adolescente amante degli esplosivi e il suo muscoloso protettore Krieg (Munteanu), Tannis (Curtis), una scienziata pazza che ne ha viste di tutti i colori e Claptrap (Black), un robottino logorroico e saccente. Insieme, questi strampalati eroi dovranno sconfiggere una specie aliena e pericolosi banditi e scopriranno uno dei segreti più incredibili di Pandora.
Trama intrigante? Peccato che il film cerchi inutilmente di catturare l’energia frenetica e lo humor irriverente del videogioco, scivolando in una ripetitività prevedibile che non riesce a coinvolgere lo spettatore come dovrebbe.
Le performance degli attori sono indubbiamente uno degli aspetti positivi del film. Cate Blanchett e Jamie Lee Curtis offrono interpretazioni convincenti, mentre Kevin Hart e Jack Black – che doppia il robottino Claptrap – portano il loro inconfondibile carisma comico. Peccato che le battute non riescano quasi mai ad essere divertenti, al servizio di una sceneggiatura che manca di profondità e originalità.
Dal punto di vista visivo, “Borderlands” è sicuramente interessante. Le ambientazioni e gli effetti speciali sono di alto livello, creando un mondo vibrante e caotico che riflette bene l’estetica del videogioco. Le scene d’azione sono dinamiche il giusto e offrono alcuni dei momenti più divertenti del film.
Il principale problema di “Borderlands” risiede nel tono, nel ritmo e nell’esecuzione della narrazione. Il film sembra cercare disperatamente di emulare il successo di “Guardians of the Galaxy“, con un mix di umorismo stravagante e avventura spaziale. Tuttavia, invece di offrire qualcosa di nuovo e fresco, risulta spesso forzato e derivativo.
L’umorismo, che nel videogioco è un elemento fondamentale, nel film appare a tratti poco naturale e ripetitivo. Le battute sembrano spesso inserite a forza, senza il giusto contesto per renderle realmente divertenti. Inoltre, il ritmo è perennemente alto, forzatamente frenetico, e non offre il giusto tempo per affezionarsi ai protagonisti né per dare loro un adeguato approfondimento psicologico. Questo approccio lascia poco spazio per lo sviluppo dei personaggi, rendendo difficile per gli spettatori creare un legame emotivo con loro.
“Borderlands” di Eli Roth è un film che aveva tutte le carte in regola per essere un successo, ma che finisce per deludere le aspettative. I fan del videogioco potrebbero trovare alcuni elementi familiari apprezzabili, ma nel complesso, il film non riesce a emergere come un adattamento riuscito.
Un’occasione mancata che lascia l’amaro in bocca.