Recensione di “Furiosa: A Mad Max Saga”, si torna nella Wasteland
Recensione di “Furiosa: A Mad Max Saga”, George Miller racconta le origini di Furiosa interpretata da Anya Taylor-Joy. Un
Due scene. Bastano le due scene iniziali per essere catapultati nuovamente nelle Westland e capire il mood dell’operazione messa in piedi da George Miller.
Nella prima scena un narratore ci introduce alla storia, una suggestiva voce off inizia a raccontare la storia di Furiosa, ammantando da subito il racconto di un’aura di mito.
Nella scena successiva una giovane Furiosa viene rapita, la madre si lancia all’inseguimento. Da una terra verde dove conosciamo la giovane e tenace ragazzina passiamo al deserto. Non si sono quasi parole, se non smozzicate, e versi quasi animaleschi, solo sabbia del deserto che si alza, il rombare delle moto, i colpi di arma di fuoco. C’è la disperazione, c’è la rabbia, c’è la sopravvivenza, c’è la follia.
E siamo solo all’inizio.
Ma prima di parlare di Furiosa, visto che non ce m’è mai abbastanza, un piccolo recap sulla saga di Mad Max, per quei due-tre che non sanno di cosa stiamo parlando (in realtà è una mia scusa per parlare di una serie di film che amo, mi capirete).
Mad Max/Interceptor
La saga di Mad Max ha avuto inizio nel 1979 con “Mad Max” (in Italia “Interceptor“), un film che ha ridefinito il genere post-apocalittico e ha lanciato Mel Gibson nel ruolo di Max Rockatansky. Ambientato in un futuro distopico dove le risorse sono scarse e la violenza dilaga, “Mad Max” presenta un mondo crudo e violento. La storia segue Max, un poliziotto che diventa un vendicatore solitario dopo che la sua famiglia viene brutalmente uccisa da una banda di motociclisti. La crudezza delle scene e l’intensità della narrazione hanno reso questo film un classico istantaneo. Aneddoti e leggende hanno seguito la sua realizzazione: i props rubati per assemblare macchine e scenografie, Mel Gibson al provino con la faccia rovinata per una rissa…
“Mad Max 2: The Road Warrior“, in Italia “Interceptor – Il guerriero della strada” (1981) ha ampliato l’universo di Max, introducendo nuovi elementi visivi e narrativi. Ambientato in un deserto post-apocalittico, il film vede Max aiutare una comunità di sopravvissuti a difendersi da una banda di predoni. Le scene d’azione spettacolari, le acrobazie mozzafiato e i veicoli modificati sono diventati marchi di fabbrica della serie. Un capitolo punk che ha consolidato la reputazione di Miller come un Maestro dell’azione cinematografica.
“Mad Max Beyond Thunderdome“, “Mad Max oltre la sfera del tuono” (1985) ha continuato a esplorare il mondo di Max, introducendo nuovi temi e personaggi. In questo film, Max viene catturato e portato a Bartertown, una città governata dalla potente Aunty Entity, interpretata da Tina Turner. Max viene costretto a combattere nell’arena, ma successivamente si allea con un gruppo di bambini abbandonati nel deserto. Il film ha introdotto elementi di mitologia e temi di redenzione e comunità, aggiungendo nuove sfumature alla saga. Il meno riuscito, il meno violento, il più legato a temi del periodo quasi spielbergiani. Comunque avercene…
Mad Max: Fury Road
Dopo una lunga pausa, e svariati altri film nel mezzo, George Miller è tornato nel 2015 con “Mad Max: Fury Road“, un capolavoro (non uso la parola capolavoro a caso) che ha ridefinito il cinema d’azione. Mel Gibson viene sostituito da Tom Hardy, ma a rubare la scena è l’Imperatrice Furiosa interpretata da Charlize Theron, che ha offerto una performance straordinaria. Il film è un’esplosione di adrenalina, pura e semplice, con sequenze d’azione mozzafiato, una corsa a perdifiato, una cavalcata selvaggia su una V8 lanciata a tutta velocità. La creatività del regista è ai massimi livelli, il suo controllo sugli elementi presenti è sempre totale nonostante il caos che c’è sullo schermo. Miller torna a Mad Max, e firma un nuovo classico moderno.
L’origine di una guerriera
Con “Furiosa“, Miller ci porta indietro nel tempo per esplorare le origini di uno dei personaggi più affascinanti della saga. Interpretata da Anya Taylor-Joy, la giovane Furiosa è una donna costretta a confrontarsi con un mondo crudele e spietato fin dalla tenera età. La sua storia è segnata da perdita e tradimento, elementi che forgiano il suo carattere e la sua determinazione a sopravvivere.
Se in “Fury Road” di Max già conoscevamo tutto (poliziotto, famiglia sterminata etc etc), e quindi il film più spingere a tavoletta dall’inizio alla fine, diventando pura astrazione visiva, in Furiosa il regista si prende il suo tempo, racconta una storia, racconta le origini di una guerriera indomita ma segnata.
Furiosa è una sopravvissuta. La sua forza e resilienza sono il risultato di un passato tormentato, e il film esplora come queste esperienze l’abbiano trasformata. Cresciuta in un mondo dove la sopravvivenza è una lotta quotidiana, Furiosa ha imparato a mascherare le sue emozioni e a concentrarsi su obiettivi concreti. Questa capacità di focalizzarsi le permette di mantenere la lucidità in situazioni di estremo pericolo, ma sotto la sua corazza di apparente invulnerabilità si nasconde una donna che lotta con il trauma e la solitudine.
Il film mostra Furiosa alle prese con una serie di sfide che mettono alla prova non solo la sua forza fisica, ma anche la sua determinazione e il suo senso di giustizia. La sua diffidenza verso gli altri è un meccanismo di difesa, ma il suo desiderio di trovare un luogo e una comunità a cui appartenere è palpabile. Questo desiderio di connessione e di protezione dei deboli emerge come un tema ricorrente nel suo arco narrativo, dando profondità al suo personaggio.
Anya Taylor-Joy offre una performance intensa e coinvolgente, catturando perfettamente la complessità di Furiosa. La sua interpretazione mostra una giovane donna che impara a canalizzare la sua rabbia e il suo dolore in azioni che hanno il potenziale di cambiare il destino di molti. Taylor-Joy riesce a portare sullo schermo una Furiosa vulnerabile e allo stesso tempo incredibilmente forte, rendendo il personaggio ancora più affascinante.
Le sfumature dei “cattivi”
Chris Hemsworth, nel ruolo di Dementus, è l’altra grande new entry. La star si allontana dallo status di eroe di “Thor”– ma anche di un “Tyler Rake” – per abbracciare un cattivo subdolo, meschino, puro prodotto del suo mondo fatto di desolazione e degrado. Dementus è un cattivo insoddisfatto, che vuole tutto e niente, vuole comandare ma non sa che ordini dare, che ambisce alla pace ma sa benissimo che in quel mondo non può esserci nè pace nè speranza; se ne va in giro con un orsacchiotto che gli ricorda la sua famiglia perduta, ed è straziante in alcune sue uscite, ma è crudele fino alla nausea e la causa primigenia del dolore di una giovanissima Furiosa.
Miller: il poeta delle lamiere contorte e delle auto sbriciolate
George Miller è un maestro nel trasformare il caos in arte pura. La sua regia in “Furiosa” è caratterizzata da un uso innovativo degli effetti pratici e una narrazione visiva chiara e potente. Le scene d’azione sono coreografate magistralmente, ogni sequenza è un balletto di lamiere contorte e veicoli assemblati con fantasia. Miller prosegue nel suo percorso, è un creatore puro di tensione e spettacolo senza sacrificare la profondità emotiva dei personaggi.
Il regista, coadiuvato dal suo team creativo – cioè il primo assistente alla regia PJ Voeten e il regista della seconda unità e coordinatore degli stunt Guy Norris, il direttore della fotografia Simon Duggan, il compositore Tom Holkenborg, il sound designer Robert Mackenzie, il montatore Eliot Knapman, il supervisore agli effetti visivi Andrew Jackson e il colorist Eric Whipp – utilizza la cinepresa come una pennellata su una tela, creando immagini che sono tanto esteticamente meravigliose quanto narrativamente efficaci. Le sue sequenze d’azione sono incredibilmente dettagliate e meticolosamente pianificate, non sono solamente adrenalina pura, ma anche una narrazione visiva che contribuisce alla comprensione dei personaggi e del loro mondo.
Il potere della narrazione
Miller è un narratore puro, interessato al potere della narrazione. Questo talento è evidente in molte delle sue opere precedenti, ma trova una particolare espressione in “Tremila anni di attesa” (2022). Il film, interpretato da Tilda Swinton e Idris Elba, esplora la natura stessa delle storie e come queste influenzano e modellano le nostre vite.
Questo interesse di Miller per la narrazione si riflette anche in “Furiosa“. Il film si apre con una voce fuori campo che racconta la storia, una tecnica che Miller ha già utilizzato con successo anche in “Mad Max oltre la sfera del tuono“. L’uso della voce off aggiunge una dimensione epica e mitologica al film, trasformando le vicende personali di Furiosa in una leggenda moderna.
La voce narrante in “Furiosa” introduce immediatamente il pubblico nel contesto emotivo e storico del personaggio. Questo approccio non solo fornisce un background essenziale, ma crea anche un legame più stretto tra lo spettatore e il personaggio principale, aumentando l’impatto emotivo del film, conferendo un senso di gravitas e di inevitabilità agli eventi che si svolgono.
Miller dimostra una maestria unica nel bilanciare il racconto con l’azione visiva. Mentre “Furiosa” è ricco di sequenze d’azione spettacolari e coreografate magistralmente, la storia centrale del film e i temi che esplora sono profondamente radicati nella tradizione narrativa. Questo equilibrio tra narrazione e azione è ciò che rende il lavoro di Miller così coinvolgente e pienamente riuscito.
Un film imperdibile
Ero un ragazzino quando ho iniziato ad amare il cinema e Mad Max era uno spettacolo fisso delle mie visioni; sono un adulto ora, ammaliato esattamente come prima dalla visione di un regista inarrestabile.
Una narrazione potente, una regia visionaria, un altro tassello del puzzle firmato Miller, Furiosa è un epico spettacolo da non perdere, un racconto che si ammanta di leggenda, coperto di polvere del deserto, a 200 all’ora per le Terre Desolate.