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Recensione di “Hit Man – Killer per caso”, imprevedibile commedia diretta da Richard Linklater

Recensione di "Hit Man - Killer per caso", l'imprevedibile commedia diretta da Richard Linklater interpretata da Glen Powell.

Recensione di “Hit Man – Killer per caso”, imprevedibile commedia diretta da Richard Linklater

La personalità, è qualcosa di immutabile o può cambiare?

Il film ci pone di fronte a questo dilemma, se una persona adulta, fatta e (de)finita immaginandosi come un’altra persona, pensando come un’altra persona, agendo come un’altra persona possa, alla fine, diventare un’altra persona.

La domanda successiva è: perché una persona dovrebbe comportarsi come un’altra persona?

Nel caso di Gary Johnson (interpretato da Glen Powell) la risposta è semplice: per lavoro. Anzi per secondo lavoro, in quanto, come primo lavoro insegna come docente di psicologia e filosofia. In modo metodico ma abbastanza noioso.

La sua formazione scientifica risulta utile anche in polizia, seppure all’inizio il suo ruolo è ancora una volta defilato, non di primo piano. Solo l’imbarazzo creato al corpo della polizia dal titolare Jasper, farà alzare Gary dalla panchina per entrare in partita. Inutile dire che il suo esordio sarà con il botto; grazie da una parte ai suoi studi sulla psicologia umana, dall’altra alla scoperta di un talento naturale come “attore”, riuscirà ad interpretare alla perfezione il ruolo di “Ron”, (falso) assassino a cui si rivolgono vari personaggi in cerca di killer, per eliminare persona diventate scomode.

La sua bravura porterà queste persone a fidarsi di lui, e quindi ad ingaggiarlo, a favore di microfono, con tutte le conseguenze del caso, un bel processo e possibilmente una bella stanza nei peggiori carceri degli Stati Uniti.

La complessità e stratificazione dell’opera è già manifesta: c’è un personaggio che recita un altro personaggio (anzi più personaggi: Gary si diverte a cambiare fisicamente e psicologicamente ogni Ron che interpreta). Ma al tempo stesso c’è un piano metafilmico, in quanto tra i lavori che portano le persone a comportarsi come altre persone c’è sicuramente quello dell’attore. Quindi abbiamo Glen Powell che recita un personaggio (e bisogna fargli i complimenti, ottima prova) ma anche il suo alter ego.

Ron è un personaggio carismatico, Gary comincia ad esserne attratto e a diventare sempre più lui, con vari cambiamenti nella sua vita, le sue lezioni saranno sempre meno noiose e più interessanti.

La svolta avviene quando si sviluppa un’attrazione reciproca tra Ron e Maddy (Adria Arjona) una ragazza disperata che lo contatta per liberarsi di marito possessivo. Ron riesce a farle cambiare idea, ma tra i due nasce una storia basata sulla bugia (Maddy si innamora di Ron, non di Gary), con conseguenze ancora più imprevedibili.

L’imprevedibilità è sicuramente una costante di tutta l’opera e, generalizzando, di tutti la filmografia di Richard Linklater, l’uomo dietro la mdp di Hitman.

Il regista ha parlato di questo film come di un omaggio alla screwball comedy, filone comedy florido negli anni 30 e 40, con film come Accadde una notte di Frank Capra e Susanna! di Howard Hawks, poi successivamente meno battuto nonostante capolavori più recenti come A qualcuno piace caldo di Billy Wilder e Ma papà ti manda sola? di Peter Bogdanovich.

Da Wikipedia, il nome deriva dall’espressione del baseball “palla girata a vite”, palla a effetto, quindi irregolare, imprevedibile. Ma nell’inglese britannico di qualche decennio prima screwy era anche un modo ironico per definire chi avesse l’abitudine di alzare il gomito.

Parliamo quindi di commedie irregolari, svitate, imprevedibili nello sviluppo.

Penso che però questo film vada oltre l’ovvio omaggio: come nella trama, il film viaggia anche attraverso i generi in modo decisamente inaspettato.

Se la sottotrama amorosa può riportare al genere sopracitato (anche se molto meno conflittuale rispetto al canone), la parte drama, noir e action è sicuramente figlia dell’estro del cineasta americano.

Perché se è vero che (a volte) si sorride, alcune situazioni suscitano altre emozioni, anche contrastanti vista la presenza di alcune situazioni grottesche.

Il film resta sempre molto razionale e attaccato al reale, e quindi non ci sono le gag surreali tipiche della screwball comedy, ed anche il ritmo non ha la tempestosa logorrea di film come Susanna!

E’ un film misurato e pensato profondamente, lento nel suo incedere, quasi jazz nel suo andamento.

Un film che fa pensare, diverte, colpisce, nonostante non sia perfetto.

E alla fine da una risposta al quesito iniziale, dicendo, senza false morali, che l’io, chi siamo, è un qualcosa di mediato tra le esigenze personali e quelle collettive, e come qualsiasi compromesso può essere ritrattato in base agli scenari che la vita ci mette di fronte.

Il film è una storia semi vera che nasce dopo la lettura dell’artico di Skip Hollandsworth sul Texas Monthly.

Del film Glen Powell, oltre che attore, è anche scrittore e produttore, e continua il sodalizio con Linklater che parte da Tutti vogliono qualcosa e continua con il particolare Apollo 10 e mezzo.

In questo momento la sua carriera vive di una profonda popolarità, e un film così non può che confermare il suo eclettismo come attore, capace di passare da blockbuster comici e drammatici come Tutti tranne te e Top Gun: Maverick a film più impegnati come questo.

Degna di nota anche la sua compagna di set Adria Arjona, i loro duetti sono divertenti, briosi e carichi di pathos, da citare sicuramente il loro primo incontro e una scena con triplo dialogo, comunicazione verbale, non verbale e messaggi scambiati tramite schermo dello smartphone, necessari a eludere il microfono che la polizia aveva messo su Ron.

Richard Linklater, al suo 23esimo lungometraggio, si conferma regista prolifico, poliedrico e vivace, una sicurezza in termini di qualità.

In Italia nelle sale dal 27 giugno, distribuito da BIM Distribuzione.

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Andrea Cesaretti

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