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Recensione di “Longlegs”: Nicolas Cage è un serial killer nel thriller soprannaturale di Oz Perkins

Recensione di "Longlegs": Nicolas Cage è un serial killer nel thriller soprannaturale di Oz Perkins

Recensione di “Longlegs”: Nicolas Cage è un serial killer nel thriller soprannaturale di Oz Perkins

C’è qualcosa di profondamente inquietante in Longlegs, una sensazione che cresce sin dalle prime inquadrature e non ti lascia fino alla fine. Oz Perkins (già regista di  February – L’innocenza del male, Sono la bella creatura che vive in questa casa, Gretel e Hansel), ci trascina in un mondo sospeso tra il reale e il soprannaturale, dove il confine tra follia e magia è talmente sottile da dissolversi. Non è un film che ti colpisce con l’immediatezza di un jumpscare, ma una lenta discesa nell’angoscia.

Questo thriller soprannaturale etichettato come “il più terrificante dell’anno”, con protagonista una tormentata Maika Monroe e un Nicolas Cage in versione serial killer, intreccia elementi di poliziesco e occultismo, creando un film che lascia lo spettatore in bilico tra il reale e l’inquietante, conducendolo in una realtà dove il male ha radici soprannaturali.

Un enigma soprannaturale

La storia segue Lee Harker (Maika Monroe), una giovane agente dell’FBI che si trova coinvolta in un caso di omicidi rituali che hanno sconvolto famiglie per oltre due decenni. Il killer sembra sfuggire a ogni logica umana, muovendosi come una presenza invisibile, manipolando le sue vittime a compiere atti orribili. Il film parte come un classico poliziesco, con la protagonista impegnata a decifrare simboli misteriosi lasciati sulla scena del crimine, ma presto prende una piega soprannaturale, con visioni disturbanti e presenze oscure che si fanno strada nella mente di Lee.

Radicato in un’atmosfera di costante tensione, amplificata da un sound design incredibilmente disturbante, il film, senza abusare di jumpscare, crea un senso di minaccia sottile che si insinua sotto la pelle. L’aspetto più interessante è come Perkins riesca a bilanciare la narrazione investigativa con elementi horror, trascinando lo spettatore in una spirale di misteri non completamente spiegati.

Geometria visiva e suoni disturbanti

Una delle caratteristiche più interessanti di Longlegs è la sua dissonanza tra immagine e suono. La regia di Perkins è pulita, geometrica, con movimenti di camera lenti e misurati, quasi ipnotici. Ogni scena è costruita con una precisione chirurgica, in cui i dettagli sono importanti quanto l’azione. Tuttavia, è il sound design a rendere il film davvero inquietante: rumori stridenti, sussurri distanti e suoni disturbanti che accompagnano ogni scena, creando un contrasto tra la compostezza visiva e il caos uditivo.

Non ci sono veri e propri jumpscare, ma una tensione costante che si insinua sotto la pelle, amplificata proprio da questa differenza tra ciò che vediamo e ciò che sentiamo.

Longlegs vive di queste dissonanze.

Nicolas Cage: sopra le righe ma efficace

Nicolas Cage, nel ruolo del killer, è in una delle sue interpretazioni più sopra le righe, ma incredibilmente funzionali alla narrazione. Il suo personaggio, un serial killer legato a riti occulti, è inquietante e grottesco, e Cage lo interpreta con un’intensità disturbante, nascosto sotto trucco e protesi che lo rendono quasi irriconoscibile. Ogni sua apparizione porta con sé un senso di terrore palpabile, esaltato anche da un trucco inquietante e dalla sua gestualità eccentrica.

Il marketing e i dettagli nascosti

Un capitolo a parte merita la campagna marketing di Longlegs, che si è rivelata una delle mosse più intriganti degli ultimi anni. Il team dietro la promozione del film ha saputo giocare abilmente sull’aura di mistero e inquietudine, disseminando piccoli indizi attraverso teaser criptici e frammenti di scene che lasciavano intuire, ma mai del tutto svelare, il tono soprannaturale della storia. L’uso di social media è stato strategico, con post enigmatici e video dal montaggio disturbante che evocavano atmosfere da incubo, coinvolgendo attivamente i fan nella ricerca di significati nascosti.

Un colpo di genio della campagna marketing di Longlegs è stato l’uso di una trovata decisamente originale: la diffusione dei battiti cardiaci della protagonista, Maika Monroe, durante due momenti chiave. Prima, l’attrice è stata monitorata mentre si trovava in situazioni normali, con un battito regolare che accompagnava un breve video promozionale. Poi, in un secondo video, la svolta: hanno registrato i suoi battiti durante la sua prima reazione nel vedere Nicolas Cage truccato da serial killer sul set. La differenza era impressionante. I battiti aumentavano in modo palpabile, trasmettendo al pubblico quella sensazione di ansia e tensione che il film stesso promette di generare.

Oltre alla trovata dei battiti cardiaci, un altro dettaglio ha fatto impazzire i fan: in alcuni fotogrammi del film, è stata inserita l’ombra del diavolo, un simbolismo nascosto che ha scatenato una caccia al tesoro tra gli spettatori. Questa mossa ha alimentato una campagna virale sui social, spingendo i fan a rivedere il film alla ricerca di questi momenti nascosti, generando ulteriore buzz attorno al film.

In un mondo dove i trailer spesso svelano tutto, Longlegs ha puntato sull’enigmatico, sfruttando la suspense anche fuori dal grande schermo.

Il film più terrificante dell’anno?

“Longlegs” non è probabilmente il film più terrificante dell’anno, ma è un’esperienza inquietante che gioca con le nostre percezioni visive e uditive. Non è un film che colpisce con violenza, ma uno che s’insinua, disturbando in modo silenzioso ma efficace.

About Author

Giovanni Lembo

Giornalista, sceneggiatore, speaker, podcaster, raccontastorie, papà imperfetto. Direttore di Sitopreferito.it e fondatore del Preferito Network. Conduce Preferito Cinema Show su Radio Kaos Italy tutti i martedì alle ore 15, e il podcast L'Edicola del Boomer sulle principali piattaforme. Gli piacciono i social, i fumetti, le belle storie, scrivere di notte con la musica nelle orecchie, vedere un sacco di film e sognare ad occhi aperti.

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