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“Si dice Di Me”: incontro con la regista Isabella Mari e la produttrice Claudia Canfora

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“Si dice Di Me”: incontro con la regista Isabella Mari e la produttrice Claudia Canfora

La regista Isabella Mari dirige “Si dice di me“, documentario sull’attività di Marina Rippa, che nel cuore di Napoli, da oltre trent’anni, attraverso il teatro guida tantissime donne di tutte le età verso un percorso di libertà ed emancipazione.

LEGGI LA RECENSIONE DEL DOCUMENTARIO.

Abbiamo incontrato la regista Isabella Mari e la produttrice Claudia Canfora alla Festa del Cinema di Roma, dove il documentario è stato ufficialmente presentato.

La regista Isabella Mari

Questo tipo di esperienza che coinvolge tante donne nel laboratorio teatrale può essere contestualizzato e replicato solo a Napoli?

(Isabella Mari) “Il laboratorio di Marina Rippa ha sì una radice molto napoletana, ma può essere assolutamente esportato in qualsiasi città”.

(Claudia Canfora) “La regista è stata molto brava a non soffermarsi troppo sul contesto e sulle modalità di una Napoli abbinata ai cliché e le esperienze raccontate dalle donne nel documentario, sono condivisibili nell’ambito di un panorama più ampio che valica i confini, in una sorta di sorellanza universale”.

“Come ha incontrato Marina?”

(Isabella Mari) “Ho incontrato Marina nel gennaio del 2020, mentre stava avviando i lavori dello spettacolo dal titolo Ribelle, e da lì fin da subito mi sono innamorata del progetto, delle storie di queste donne e di Marina che è unica. Abbiamo trovato i fondi per farne un film che documentasse tutto questo in un progetto che è durato quattro anni”.

(Claudia Canfora) “Isabella era entusiasta ogni volta che si trovava in teatro per girare, perché rapita e attratta dalle esperienze raccontate e dall’energia sprigionata nel pieno del laboratorio di Marina Rippa. La riuscita del documentario si deve anche al fatto, che Isabella Mari aveva con sé uno staff tutto al femminile, non è un fatto di ghettizzazione ma le donne si sentivano più libere nel raccontarsi e nel rapportarsi. Già a casa dovevano stare nel loro ruolo e non sentirsi nell’agio di esprimere loro stesse”.

“Quest’anno ho avuto modo di guardare anche il documentario Smoke Sauna – i segreti della sorellanza, ambientato in una sauna in Estonia; le modalità di emancipazione delle donne che si raccontavano erano molto simili, proprio in una sorta di sorellanza universale, in particolare nel laboratorio di Marina Rippa. Da che percezione era pervasa mentre ascoltava e riprendeva?”.

(Isabella Mari) “In quei momenti si piangeva e si rideva con loro. La capacità di raccontare, senza rendersi conto è di esprimersi per immagini verbali, facendoti veramente vedere quel che ti stanno raccontando. La mia sensazione nel mentre non era molto lucida, poiché ero partecipe nell’istante del divertimento o nel pianto, la consapevolezza è arrivata dopo, in post produzione, quando mi sono accorta della fiducia che loro mi hanno dato nell’istante in cui erano davanti ad una macchina da presa per raccontarsi.

Però anch’io in alcuni momenti ho saputo quando fermarmi, e da ciò probabilmente ho acquisito ancora più fiducia da parte loro.

Mi spiego meglio, sono stati tagliati molti racconti e rivelazioni davvero intime, in quel frangente le donne sanno che possono parlare poiché quel che accade in quello spazio resta lì e non lo sapranno altre persone, quindi quando le storie diventavano delicate, loro vedevano che spegnevo la camera, perché non volevo sciacallare sulle loro vicende, non mi piaceva.

Sono entrata gradualmente in questa esperienza, perché ti ubriachi quando sei la dentro, per la musica per le urla per le parole per i loro movimenti, è una sensazione felice quando sei li anche nei momenti tristi”.

“Questo traspare tantissimo dal documentario, c’è un messaggio forte che arriva in una chiave di lettura diversa, e che riguarda anche la violenza contro le donne. Volevo sapere a tal proposito della citazione a Pippa Bacca”.

(Isabella Mari) “Conoscono Pippa Bacca, perché Marina ha raccontato loro di lei, c’è una performance che si chiama Sirene Signore e Signorine, durante i loro racconti personali, sceglievano un personaggio da interpretare e raccontare attraverso la sua rappresentazione. Ad esempio una si è innamorata anche di Artemisia Gentileschi, e vedere una di loro che fa della sua vita una delle opere di Artemisia è un incontro molto interessante con l’arte, perché diventavano proprio parte di quell’opera d’arte!”.

“Progetti futuri?”

(Isabella Mari) “C’è un progetto e avrà a che fare sempre con il tema della sorellanza”.

About Author

Fabrizio Battisti

Critico cinematografico, scrivo recensioni sul portale di Mondospettacolo, sono editor di Oredorrore, primo brand social dedicato al cinema di genere italiano, attivo su tutte le principali piattaforme social, e per il quale faccio videorecensioni. Collaboro con Sitopreferito.it e con Preferito Cinema Show, trasmissione dedicata al cinema che va in onda su RadiokaosItaly. Divoratore seriale di film, perché il cinema è una droga che si mangia tutto e di cui non si può fare a meno (cit.). Mi piacciono i romanzi che scrivono storie che ti restano addosso, i fumetti che disegnano volti che hanno quello sguardo su universi che non dimentichi o su un mondo che ancora non è stato inventato, in cui sbirciare con curiosità. Amo ascoltare musica ad alto volume e perdermi i rumori di sottofondo.

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