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Recensione di “Outside” disponibile su Netflix: invasione zombi nelle Filippine

“Outside”, film horror appena approdato su Netflix, scritto e diretto da Carlo Ledesma, è il primo film di zombi

Recensione di “Outside” disponibile su Netflix: invasione zombi nelle Filippine

Un’altra pellicola di zombi? L’ennesima? Forse, ma a chi scrive, e anche ad un folto pubblico, queste pellicole rappresentano sempre un ottimo passatempo, e appena si presenta un nuovo film del genere siamo tutti pronti a godere l’ennesimo film a base di zombi, fughe, disperazione e sangue, tanto sangue.

Questo “Outside”, film horror appena approdato su Netflix, scritto e diretto da Carlo Ledesma, potrebbe però riservare alcune sorprese.

Intanto l’ambientazione. “Outside” è ambientato nelle Filippine, un paese non solo esotico per chi è abituato agli scenari urbani, ma anche un luogo carico di significati, soprattutto per la storia e i traumi sociali che ha vissuto, un luogo ricco di vegetazione, strade sterrate, fattorie isolate. In più si smarca da semplice film di sopravvivenza per essere un viaggio nel passato di una famiglia e nei segreti che, come i non-morti, tornano in vita per tormentare i protagonisti.

Una famiglia in fuga

Una famiglia in fuga da un’epidemia di zombie cerca rifugio nella vecchia fattoria del padre, Francis, interpretato da Sid Lucero. La moglie Iris (Beauty Gonzalez) e i loro figli Josh e Lucas trovano solo una temporanea sicurezza in quel rifugio rurale, poiché gli zombie non sono l’unico pericolo. Tra le pareti della casa si nascondono segreti e antichi traumi, che rendono la sopravvivenza una sfida sia fisica che psicologica.

Quello che rende gli zombie di “Outside” diversi da qualsiasi altro film del genere è la loro capacità di parlare. O meglio, ripetono l’ultima frase detta in vita o quella più familiare a loro, come un riflesso condizionato. Questo dettaglio aggiunge un livello di profondità e umanità ai mostri, rendendoli quasi tragici, come fossero intrappolati in un ciclo infinito di ricordi spezzati (un po’ come succede ai fantasmi tutti italiani del nostro Ricciardi).

La tragedia non risiede solo nella distruzione del corpo, ma anche nella ripetizione ossessiva di ciò che rappresentava la loro vita. Un concetto che sottolinea la fragilità dell’identità umana e come il ricordo possa diventare prigione.

Ma Outside non è solo un film di zombie. Carlo Ledesma, che aveva già esplorato il terrore con il suo cult australiano The Tunnel, porta qui un approccio più intimo e riflessivo. Se in The Tunnel il terrore era generato dall’ignoto che si nascondeva sottoterra, in Outside il vero orrore si nasconde nei rapporti familiari e nelle dinamiche irrisolte di generazioni che si scontrano con la realtà della sopravvivenza. Questo non è un horror costruito solo su jump scares, ma piuttosto su un crescendo di tensione emotiva.

La location preferita dell’expoitation italiano: le Filippine

Un altro aspetto affascinante è il contesto produttivo. Le Filippine, per anni, sono state una meta scelta da registi di tutto il mondo per le produzioni a basso costo. Negli anni ’70 e ’80, molti registi italiani sfruttarono i paesaggi filippini per girare film d’exploitation, compresi i famosi horror a basso budget. Questo fenomeno ha creato una sorta di hub internazionale del cinema di genere, soprattutto per registi italiani che cercavano ambientazioni esotiche e costi ridotti. È emblematico che anche Outside abbia tratto vantaggio da questa tradizione, ma stavolta non come semplice location per un prodotto estero, bensì come veicolo per portare la cultura filippina al centro del racconto. Il paesaggio rurale, con le sue montagne imponenti e le distese verdi, diventa il simbolo di una fuga che si trasforma in confronto con il passato. Ledesma utilizza con maestria questo scenario naturale per riflettere sull’oppressione, sulle tensioni familiari, e sulla fatica del ricordo.

Un altro dettaglio che aggiunge strati di lettura è come i traumi del passato abbiano un ruolo fondamentale nel film. La storia dei protagonisti è intrecciata con i ricordi dolorosi che emergono nella casa di famiglia, una dinamica che dà un’ulteriore dimensione psicologica al film. Le tensioni tra Francis e Iris non riguardano solo il terrore immediato degli zombie, ma anche il peso della storia personale e collettiva, che si manifesta tanto nei silenzi quanto nei conflitti verbali.

Dal punto di vista tecnico, Outside si distingue per la sua cura visiva. La regia di Ledesma è abile nel creare atmosfere claustrofobiche anche in spazi aperti, amplificando il senso di isolamento dei protagonisti. La fotografia è intensa, con un uso efficace delle ombre e dei contrasti tra la luce naturale e gli interni della casa. Le scene d’azione, per quanto misurate, sono ben costruite e colpiscono per la loro crudezza, evitando gli eccessi tipici del genere.

Poteva essere un piccolo gioiello dell’horror, invece…

Non tutto fila per il verso giusto nelle due ore e passa (troppe!) di film: un ritmo altalenante e una sceneggiatura fin troppo traballante rendono difficile mantenere l’attenzione. Le sbavature nella recitazione, soprattutto nei momenti più emotivamente carichi, appesantiscono ulteriormente l’esperienza, riducendo l’impatto che alcune scene avrebbero potuto avere. A tratti, sembra che il film perda il focus su ciò che vuole davvero raccontare, disperdendosi tra troppe sottotrame non sempre ben sviluppate. Il potenziale c’è, ma è soffocato da una gestione poco fluida degli elementi narrativi e da scelte che non sempre funzionano.

Outside è comunque un film da vedere, per gli appassionati di film di zombi e per chi vuole approcciare una cinematografia non troppo visitata, qui alle prese per la prima volta con una figura classica da film horror.

About Author

Giovanni Lembo

Giornalista, sceneggiatore, speaker, podcaster, raccontastorie, papà imperfetto. Direttore di Sitopreferito.it e fondatore del Preferito Network. Conduce Preferito Cinema Show su Radio Kaos Italy tutti i martedì alle ore 15, e il podcast L'Edicola del Boomer sulle principali piattaforme. Gli piacciono i social, i fumetti, le belle storie, scrivere di notte con la musica nelle orecchie, vedere un sacco di film e sognare ad occhi aperti.

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