L’Arcobaleno, non solo un fenomeno meteorologico, ma un ponte tra cielo e terra, scienza e mistero
L'Arcobaleno, non solo un fenomeno meteorologico, ma un ponte per arcane conoscenze, tra cielo e terra, scienza e mistero.
“Alza gli occhi al cielo,
non troverai mai arcobaleni
se guardi in basso.”
(Charlie Chaplin)
Si dia inizio a questo variopinto articolo!
L’arcobaleno fra scienza e rock
Dunque, prima di addentrarci tra i suoi molteplici significati simbolici, l’arcobaleno è prima di tutto un fenomeno ottico e meteorologico che si verifica quando la luce del sole attraversa le gocce d’acqua rimaste in sospensione dopo un temporale o presso una cascata o una fontana.
Tutti sappiamo che l’arcobaleno è composto da sette colori, ma è stato lo scienziato Isaac Newton (1642-1726) a dimostrare che derivavano dalla scomposizione della bianca luce solare, che quindi li comprende tutti al suo interno. Diede prova della sua teoria attraverso quello che conosciamo come il “disco di Newton”: un disco composto da sette settori colorati secondo i colori dell’arcobaleno che, fatto ruotare, dà come risultante una luce biancastra. Si ottiene dunque l’illusione che i colori tendano a uniformarsi e a diventare bianchi.
Come ben sappiamo, è possibile riprodurre l’arcobaleno anche artificialmente, con l’ausilio di un prisma di cristallo; come esemplifica la celebre copertina dell’ottavo album dei Pink Floyd The Dark Side of the Moon, pubblicato il 1 marzo del 1973.
La copertina è stata creata dallo studio grafico Hipgnosis – fondato da Storm Thorgerson e Aubrey Powell – precisamente da George Hardie, partendo da un’illustrazione che Thorgerson aveva trovato proprio sul processo di creazione dell’arcobaleno attraverso un prisma di cristallo.
Ed è interessante vedere che nella back cover venga rappresentato il processo inverso, la creazione della luce bianca: l’arcobaleno parte da sinistra e il prisma è rovesciato.
Thorgerson sceglie il triangolo perché rappresenta la profondità e l’ambizione dei testi di Roger Waters. Lo mette al centro perché i testi di Waters sono gran parte del cuore di The Dark Side of the Moon.
Affermò Storm Thorgerson:
“Ho sempre visto il triangolo come simbolo di pensiero e ambizione. Ho trovato questi elementi nei testi di Roger. Quindi poi ne ho fatto un prisma perché ritenevo che appartenesse all’anima dei Pink Floyd.”
Oltre al prisma, che spicca nella parte centrale della cover, la luce che arriva da sinistra rappresenterebbe la vita che entra dentro l’individuo; quest’ultimo a sua volta la emana fuori, nel mondo, sotto forma di idee e di azioni: il fascio di colori.
L’arcobaleno porta fortuna o porta sfortuna?
L’arcobaleno è un fenomeno cui nessuno resta indifferente e, ora come nel passato, tutti fantasticano su questo singolare accadimento.
Una delle prime leggende che vengono in mente, se si parla di arcobaleno, è quella irlandese del lepricano – uno gnomo d’Irlanda – che ha nascosto una pentola d’oro dove finisce l’arcobaleno. In realtà, questa credenza proviene da un’altra più antica, che affonda le sue origini nella cultura celtica, in cui questi archi celesti con la loro forma che richiamava il rigonfiamento del ventre di una donna gravida, erano direttamente collegati con l’energia femminile e lunare, la fertilità e la prosperità.
Quindi, per i Celti, fare l’amore sotto l’arcobaleno assicurava il successo della gravidanza. Successivamente il ventre femminile, interpretato quindi come il contenitore di una materia preziosa quanto l’oro, costituita dalla futura vita – poiché i figli erano considerati una ricchezza, in quanto forza lavoro e garanzia della prosecuzione della stirpe – venne simboleggiato da una pentola contenente quanto esisteva di più prezioso al mondo: l’oro.
Dunque, potete immaginare che, se foste passati in un villaggio celtico mentre splendeva l’arcobaleno in cielo, avreste incontrato ben poche persone sul vostro cammino; principalmente anziani e bambini.
L’arcobaleno ha un significato ben augurante anche nella Bibbia, dove compare al termine del diluvio universale a sancire il patto di alleanza tra Dio e gli esseri viventi:
“Io stabilirò il mio patto con voi, e nessuna carne sarà più terminata dalle acque del diluvio, né ci sarà diluvio a sconvolgere la terra. Poi Iddio aggiunse: Questo sarà il segno del patto che io faccio tra me e voi e tutti gli esseri viventi che sono con voi, per tutte le generazioni in perpetuo: io pongo il mio arco nelle nubi e servirà di segno del patto fra me e la terra. Quando accumulerò delle nubi sopra la terra e si vedrà l’arcobaleno nelle nubi, allora io mi ricorderò del patto fra me e voi e tutti gli esseri viventi di ogni specie, e le acque non diventeranno più un diluvio per distruggere ogni carne.”
(Genesi 9, 11-15)
Ma non ovunque questo fenomeno meteorologico è foriero di buona sorte, anzi, secondo alcune culture sarebbe portatore di sventure e malattie.
Primi tra tutti, avevano questa concezione dell’arcobaleno gli antichi Greci; infatti nel loro pantheon di divinità annoveravano anche Iride, la dea dell’arcobaleno, dalle ali dorate e vestita con un chitone di gocce di rugiada iridescenti, che lasciavano al suo passaggio una scia di mille colori nella volta celeste: l’arcobaleno per l’appunto.
Ma perché questa divina pulzella sfrecciava nella volta celeste?
Perché Iride, come Hermes svolgeva il compito di portare messaggi degli dei con la piccola ma significativa differenza che Hermes portava messaggi propizi da parte degli dei, mentre Iride annunciava agli uomini messaggi funesti. Potete immaginare quanto fosse amata questa divinità… a tal punto che non le hanno mai tributato un culto.
Nel folklore europeo è nota la credenza secondo cui chi passa sotto l’arcobaleno da femmina diventa maschio e viceversa. E subito mi torna alla mente la canzone intonata dalla dolce Dorothy nel film Il Mago di Oz del 1939: Somewhere over the rainbow; chissà quali erano i sogni che osava sognare che diventassero realtà, dato cosa si credeva accadesse se si oltrepassava l’arcobaleno…
Ok, la smetto. Promesso.
Pare che, alcuni popoli, per le grandi sventure di cui si considerava portatore, proibivano di guardarlo, indicarlo con un dito, saltare, insultarlo, urinare voltandogli le spalle o defecare alla sua presenza.
Altrimenti le conseguenze sarebbero state disastrose.
Tra gli antichi Romani era diffusa la credenza che l’arcobaleno fosse portatore dell’ittero e tale superstizione verrà tramandata nei secoli, fino a trovarla nel romanzo di Carlo Levi Cristo si è fermato a Eboli:
“L’itterizia si chiama, qui, il “male dell’arco”: la malattia dell’arcobaleno, perché per essa l’uomo cambia di colore, e in lui, come nello spettro del sole, prevale il colore giallo. Come si prende il male dell’arco? L’arcobaleno cammina per il cielo, e appoggia sulla terra i suoi due piedi, muovendoli qua e là per la campagna. Se avviene che i piedi dell’arco calpestino dei panni posti ad asciugare, chi indosserà quei panni prenderà, attraverso la virtù che vi è stata infusa, i colori dell’arco, e si ammalerà.”
Secondo una tradizione ceca, se si mostra l’arcobaleno con il dito o con la mano, il dito si stacca dalla mano; in Germania non si deve mostrare l’arcobaleno, perché si caverebbero gli occhi agli angeli; in Perù, quando qualcuno vede l’arcobaleno, si tappa la bocca per paura di guastarsi i denti e in Cina esiste la credenza che se si indica l’arcobaleno la mano viene colpita da un’ulcera.
Dunque, pare che l’arcobaleno sia un tipo piuttosto permaloso e suscettibile.
L’arcobaleno, via per un’arcana conoscenza
“Passa il ponte fra noi due
Non esitare
Dell’anima il segreto tu vivrai
Se passi il ponte fra noi due”
Questo cantava il Fantasma dell’Opera a Christine, nel film del 2004, diretto da Joel Schumacher. Il fantasma invitava la donna che amava a vivere l’esperienza sconosciuta dell’amore assieme a lui, esemplificata metaforicamente e fisicamente dall’attraversamento di un ponte.
Il ponte è sempre stato considerato un simbolo di passaggio, di transizione da uno stato a un altro e quindi di cambiamento, crescita e raggiungimento di una conoscenza fino a ora sconosciuta.
L’arcobaleno, dato il suo aspetto, che ricorda quello di un ponte dalle forme ma soprattutto dalle estremità evanescenti, molte volte è stato caricato delle medesime valenze simboliche, venendo considerato una via d’accesso a una conoscenza arcana.
I nativi americani Navajo esprimono l’idea di iniziazione collegata all’arcobaleno. La loro saggezza descrive l’arcobaleno come un serpente multicolore che, qualora incontrasse un giovane dall’animo coraggioso, si lascerebbe cavalcare. Questa cavalcata è un simbolo che traduce il viaggio dello spirito nel mondo superiore nel quale chi lo intraprende trova una guida nell’arcobaleno.
E ovviamente, non posso non citare il film dove ben due volte l’arcobaleno è menzionato come passaggio verso un mondo ignoto, misterioso e dal fascino irresistibile. Naturalmente mi riferisco al capolavoro di Kubrick del 1999, Eyes wide shut, in cui l’arcobaleno viene citato la prima volta nella conversazione che Bill – il protagonista maschile, interpretato da Tom Cruise – ha con le due modelle che vorrebbero approfondire più intimamente la sua conoscenza:
“Bill: Dolci signore, con esattezza, dove mi state portando, con esattezza?
Modella 1: Dove finisce l’arcobaleno…
Bill: Oh, l’arcobaleno eh?
Modella 2: Non le interessa vedere la fine dell’arcobaleno?
Bill: Ma certo ma, dov’è la fine dell’arcobaleno?
Modella 2: Beh, cerchiamo insieme no?”
La seconda volta viene menzionato nel negozio di travestimenti in cui Bill affitta l’abito e la maschera per partecipare a un misterioso evento che si terrà quella notte stessa in gran segreto: il Rainbow fashion; luogo che costituisce un vero e proprio rito di passaggio e la chiave d’accesso – attraverso il cambio d’aspetto, come una crisalide, per mezzo del travestimento – per una conoscenza tanto occulta quanto esclusiva.
Le bandiere arcobaleno
L’arcobaleno ha ispirato anche la creazione di due bandiere: quella emblema della libertà omosessuale e quella della pace. E anche se a una rapida occhiata possono sembrare identiche, in realtà hanno differenti caratteristiche peculiari.
La prima bandiera arcobaleno della libertà omosessuale viene realizzata da Gilbert Baker per il Gay Pride di San Francisco del 25 giugno 1978 e dal 2015 è esposta nella galleria d’arte moderna MOMA di New York.
Questa bandiera aveva otto colori, ognuno simboleggiante un aspetto caro alla simbologia New age (Sessualità, Vita, Salute, Luce del sole, Natura, Magia/Arte, Serenità). Per ragioni di difficoltà e costo nel reperire tutti i colori previsti, le tinte si sono successivamente ridotte prima a sette e poi alle attuali sei.
Quindi, le caratteristiche che differenziano la bandiera di liberazione omosessuale da quella della pace, a parte ovviamente l’assenza sulla prima della parola “pace”, consiste nell’avere sei strisce invece delle sette della bandiera della pace ma, soprattutto, la disposizione dei colori speculare; infatti, se nella bandiera della libertà omosessuale il rosso occupa la prima banda in alto, nell’altra il rosso è collocato nell’ultima in basso.
Su questo “ordine” delle strisce esiste una fantastica quanto esilarante spiegazione dal profumo complottistico. Che ora vi racconterò.
Dunque, tra le “bandiere della pace” – perché ce ne sono anche altre più antiche e meno famose – il drappo con i colori dell’arcobaleno è sicuramente la più nota a livello internazionale, essendo tra i simboli più utilizzati in tutto il mondo da vari movimenti pacifisti. In Italia, è stata usata per la prima volta durante la prima edizione della marcia per la Pace Perugia-Assisi del 1961, da Aldo Capitini, fondatore del Movimento Nonviolento.
Come già detto, in questa bandiera la banda rossa è la prima in basso e, man mano che si sale verso l’alto si trovano i colori più freddi; quindi potremmo dire che raffigura un arcobaleno rovesciato. Vi starete chiedendo: e con questo?
Ma voi non sapete quali mirabolanti dissertazioni hanno ricamato alcune persone al riguardo!
In più di un sito ho trovato l’esposizione della tesi per cui la creatrice della bandiera della pace sia niente po’ po’ di meno che Helena Petrovna Blavatsky – una filosofa, medium, occultista russo-tedesca – co-fondatrice della Società Teosofica nel 1875 – una società che, potremmo dire, tende a una conoscenza “intuitiva” del divino – che l’avrebbe realizzata con un obiettivo ben preciso e, ovviamente, malvagio.
Ora riporterò due passi tratti da due siti che sostengono questa teoria, perché sono così fantasmagorici che parafrasarli sarebbe un peccato imperdonabile:
“Nella Bibbia sappiamo che Dio, dopo il diluvio, fece comparire un arcobaleno sulla terra a ricordo del patto di non mandare più una distruzione simile in futuro sul genere umano. “E disse Dio: Ecco il segno del patto che io fo tra voi e Me e con tutti gli animali viventi che sono con voi per generazioni eterne” (Genesi 9, 12). Nella simbologia cristiana quindi l’arcobaleno, oltre a ricordare questo patto di Dio, ha anche un altro significato: Dio è creatore di tutte le cose e, per ovvie ragioni, anche della Natura. Delle Leggi naturali e di tutte le cose che vediamo. L’arcobaleno così com’è in natura, con il rosso in alto, significa che noi sappiamo che senza di Lui non siamo niente, perché Dio è il nostro Creatore ed a Lui dobbiamo tutto. L’arcobaleno ci dice, con i suoi sette colori, che dobbiamo avere l’umiltà di guardare a Dio per sapere dove andare. Invertire i colori ha questo significato esoterico: l’uomo non ha bisogno di Dio per vivere, ma può trovare tutte le risorse e le risposte dentro di sé. Quindi oltre ad essere un’offesa alle Leggi di Dio vuole anche essere e rappresentare un vero e proprio programma di vita: lottare contro il Creatore delle Leggi naturali.”
“Il pensiero della corrente rappresentata dalla bandiera arcobaleno si basa sullo «gnosticismo», sulla «reincarnazione e trasmigrazione dell’anima», sull’esistenza di «maestri segreti» e riconduce al New Age, mentalità che predica la libertà più assoluta e il relativismo, l’idea dell’«uomo divino», il rifiuto della nozione di peccato.”
Vi lascio il tempo di riprendervi.
Inoltre, mi pongo una domanda su un particolare che forse è stato trascurato dagli elaboratori di questa teoria: la suddetta Helena Petrovna Blavatsky è vissuta tra il 1831 e il 1891; per caso ha elaborato questo piano mefistofelico circa un secolo prima lasciando istruzioni, nel testamento, ai suoi seguaci che avrebbero agito decenni dopo?
Poi ci sarebbero tanti altri splendidi interrogativi da porre alle persone che credono a questo complotto, ma preferisco non infierire.
Arcobaleno come ponte tra cielo e terra
Come abbiamo già detto, nella Bibbia l’arcobaleno rappresenta un patto di alleanza tra Dio e gli esseri viventi, quindi tra la dimensione divina e quella terrestre, nella mitologia greca, Iride, la divinità dell’arcobaleno, faceva la spola tra l’Olimpo e la terra, portando messaggi degli dei agli uomini e anche in molte altre culture l’arcobaleno, sebbene rappresentato e concepito in modi differenti, è considerato un ponte tra il cielo e la terra, tra gli dei e gli uomini. Nella tradizione cinese, ad esempio, l’arcobaleno è immaginato come un drago a due teste, una rivolta verso il cielo e l’altra verso il nostro mondo, il che gli consente di fare da “mediatore” tra le due dimensioni.
Anche se, l’arcobaleno-ponte fra il mondo degli dei e quello degli uomini più famoso è senza dubbio il Bifrǫst, entrato nella cultura Pop grazie ai film Marvel di Thor; in cui compare come un ponte solido quanto psichedelico. Ma approfondiamo un momento le sue norrene e affascinanti origini.
Il Bifrǫst – letteralmente “tremula via” – nei vari testi di mitologia norrena, è chiamato anche Ásbrú, ossia “ponte degli Asi” – gli Asi sono gli dei – e Bilrǫst “via dai molti colori”. Questo ponte collega la terra alla dimora degli dei; più precisamente, ai piedi della rocca di Himinbjǫrg, là dove si spalancano i cancelli di Ásgarðr. In quel luogo, quel bel figliolo di Heimdallr, la sentinella degli dei, veglia giorno e notte, attento che i giganti non abbiano accesso al ponte arcobaleno e non tentino di scalare il cielo.
Anche se fragile all’apparenza, il ponte Bifrǫst è solido e fatto con arte e durerà fin quanto durerà il mondo. Crollerà tuttavia con l’avvento di Ragnarok – l’Apocalisse norrena – quando arriveranno i figli di Múspell – i giganti di fuoco – dal sud.
Gli dei cavalcano tutti i giorni lungo il ponte Bifrǫst quando si recano presso la fonte di Urðarbrunnr, all’ombra del grande frassino Yggdrasill, per riunirsi in assemblea. Ma c’è una divinità cui è proibito transitare sul Bifrǫst e che quindi ogni giorno è costretto a procedere a piedi per un’altra via, guadando i fiumi Kǫrmt, Ǫrmt e Kerlaugar. E chi sarà mai questo dio fortunello?
Ovviamente Thor.
Poiché, essendo la divinità del tuono, si riteneva che, qualora fosse passato con il suo carro sul Bifrǫst, quest’ultimo sarebbe andato in fiamme.
Infine, nella religione cristiana, il ponte fra cielo e terra, in un certo senso, si identifica in una persona: il Pontefice che, infatti, anche etimologicamente parlando, indica colui che getta un ponte.
Conclusioni
Anche questa volta siamo giunti alla conclusione del nostro viaggio, che questa volta si è rivelato più variopinto che mai, tra cielo e terra, scienza e mistero, vessilli e occultismo; percorrendo questo colorato e poetico ponte evanescente fatto di acqua, luce e magia. E ricordate:
“Da qualche parte oltre l’arcobaleno il cielo è azzurro e i sogni impossibili diventano realtà.”
(Il mago di Oz, Victor Fleming)