“IDRIS”: Bambini, diversità e integrazione alla Mostra di Venezia
Segui Email Vincitore della seconda edizione del Bando MigrArti 2017 del Ministero dei Beni, Attività culturali e Turismo (Mibact),
Vincitore della seconda edizione del Bando MigrArti 2017 del Ministero dei Beni, Attività culturali e Turismo (Mibact), il cortometraggio “IDRIS” sbarca alla 74ma Mostra Internazionale di Arte cinematografica di Venezia, negli eventi collaterali, con due proiezioni nella Sala Casino venerdì 8 settembre ore 11.30 e sabato 9 settembre ore 9.15.
La regia è di Kassim Yassin Saleh, la cui idea è all’origine del filmato. La sceneggiatura è a firma di Heidrun Schleef, Alessia Gallo e Adriano Chiarelli. Il corto, prodotto da Luca Cabriolu e Andrea Di Blasio per Ombre Rosse Film Production (Sardegna) e Andrea Gori per Lumen Films, è stato girato tra il 14 e il 16 giugno a Roma, nel quartiere Tuscolano, e montato da Massimo Quaglia presso la Seagull Production.
Protagonista del corto è Idris, un piccolo profugo somalo di 10 anni, uno dei pochi sopravvissuti all’ennesimo naufragio nel Mar Mediterraneo, splendidamente interpretato da Terry Idahosa Okojie.
“IDRIS”, interamente ambientato in una piscina del quartiere tuscolano a Roma, non poteva essere più di attualità, anzi ha anticipato l’attualità. In questi giorni alla ribalta della cronaca c’è stata la vicenda di don Massimo Biancalani, parroco di Santa Maria Maggiore in Vicofaro (Pistoia), minacciato da un gruppo di militanti di Forza Nuova per aver portato in piscina una quindicina di giovani volontari africani della parrocchia…
Lo scorso giugno, anche sul set di “IDRIS” c’è stato un momento di ‘imbarazzo’. I ragazzi africani che dovevano girare la scena in piscina, attendevano di essere chiamati sul set in un area adiacente il ristorante del centro sportivo, era l’ora di pranzo e tutti mangiavano, ospiti del club da una parte, comparse dall’altra, dopo un po’ i proprietari del circolo hanno chiesto di far spostare le comparse… poi, più tardi, l’acqua della piscina li ha accolti, anche sotto gli occhi degli ospiti più intransigenti.
“Da sempre i bambini, quanto gli anziani, mi stanno a cuore. Sono categorie fragili. E’ per questo che mi piace dargli voce. I migranti poi, considerando che lo sono anch’io, mi interessano in particolare. Io invece in Italia ci sono arrivato in aereo. Però, attenzione, questo mio corto non tratta solo della fragilità di bambini migranti, ma anche di una fetta di bambini italiani altrettanto sfortunati. C’è chi ha un padre in galera, chi una madre che si sta disintossicando. Il disagio sociale non conosce frontiere”, racconta il regista Kassim Yassin Saleh, originario di Gibuti, stabilito a Roma da quasi 20 anni.
Come Idris, anche Kassim ha fatto la vita da profugo: nelle mense della Caritas, alla distribuzione dei vestiti, nei dormitori e a volte, su una panchina. Ha fatto tutti i lavoretti che gli capitasse: benzinaio, parcheggiatore, muratore, commesso. E poi una ricca gavetta come attore di cinema, televisione e teatro. Infine il passaggio dietro la macchina da presa come regista: nel 2015 “A Special Day”, presentato al Short Corner del Festival de Cannes (2016), l’anno dopo la webserie “Sottomess@”, nel 2017 il corto “Insonnia 21” e “Idris”.
“Non credo nella pietà, ma nella pietas. Per non far diventare Idris un caso pietoso, ho scelto di circondarlo di una ciurma di altri ragazzi con esperienze altrettanto tragiche. Ed è qui che nasce la pietas, tra di loro. Questo tetro scenario fa solo da sfondo. Il primo piano è occupato da una sgargiante piscina turchese e da tutti i colori dei bambini e dell’estate. Colori pop come quelli africani. Un po’ di pop affiora anche nei dialoghi. Per farci sorridere e ridere. Abbiamo girato quasi tutto a mano per interferire il meno possibile con la naturalezza dei bambini-attori. Io come tanti africani non so nuotare, quindi il cameraman si è tufato in piscina, regalandoci bellissime riprese subacquee”, prosegue il regista.
Il messaggio centrale del corto è che “l’integrazione sociale, culturale, quella vera, è possibile”, sottolinea Heidrun Schleef, sceneggiatrice blasonata, già vincitrice di prestigiosi premi con “La Stanza del Figlio” (2001) di Nanni Moretti, “Ricordati di me” (2003) di Gabriele Muccino, “La parola amore esiste” (1999) di Mimo Calopresti e “L’uomo di vetro” (2007) di Stefano Incerti. La Schleef è molto attenta alla creatività, al talento dei giovani registi emergenti con i quali lavora con entusiasmo: “E’ molto importante perché sono loro il nostro domani. I bambini e i giovani autori. Bisogna mai perdere il contatto con le nuove generazioni perché anche loro hanno da insegnarci qualcosa. E’ un po’ come con i figli”, confida la sceneggiatrice.
“Idris è un’idea grande perché è piccola: abbassare di 50 centimetri il punto di vista. Le cose, gli eventi e le persone, hanno aspetti diversi se si cambia il punto di vista. Un bambino non udente, può essere il leader di una piccola ciurma. Raccontare l’orrore a volte non ha più senso, lo fanno costantemente i media. Bisogna guardare avanti e proporre un’idea di futuro”, dice Alessia Gallo, l’altra sceneggiatrice del corto accanto alla Schleef e a Adriano Chiarelli.
“IDRIS”, in tutta la sua semplicità poetica, con dialoghi limpidi e diretti affidati ad un cast quasi esclusivamente di bambini, arriva dritto, affrontando tematiche di grande attualità. Il dovere umano di accogliere e proteggere i migranti minori non accompagnati, un gruppo numericamente sempre più significativo e molto vulnerabile sotto il profilo dei diritti umani. Ma i piccoli migranti non sono gli unici ad essere ‘diversi’ e accanto a loro ci sono tanti altri emarginati delle nostre società: i bambini con handicap fisici e psichici, quelli nati e cresciuti in ambienti socialmente disagiati. E in tempo di crisi sempre più famiglie sprofondano nella povertà e nelle difficoltà, sia materiali che psicologiche…. L’incontro tra diversità, tra disaggi genera umanità, calore, creatività per superare le avversità della vita e guardare sempre avanti.
Sinossi:
Il giorno di Ferragosto, non solo si ritrova in un paese straniero, senza più genitori, affidato ad una casa famiglia popolata da piccoli demoni disadattati, dai 5 ai 14 anni, ma è anche costretto a socializzare, sottostando ai loro giochi acquatici, in una squallida piscina comunale. Un gioco da ragazzi! Ripescare dal fondo, un bullone e un dado da carpenteria, buttati alla cieca e avvitarli prima di tornare a galla. Ce l’ha già fatta a tornare a galla una volta e in quel barcone di bulloni non ce n’era uno. Ora si pente di essere ancora tra i vivi. E quando è il suo turno di scendere giù, ha deciso di non risalire. Però fuori c’è una nuova vita che lo attende. Anche una nuova famiglia, popolata da piccoli demoni, e ne mancava solo uno nero, proprio come lui!